domenica 29 gennaio 2012

Le donne dei campioni

Le donne dei campioni di Beppe Conti (2008) editoriale Armenia



dalla prefazione:
Donne e campioni, donne speciali, donne che hanno lasciato il segno, donne che hanno scritto pagine importanti e curiose, drammatiche o struggenti, non soltanto nella storia dello sport, ma addirittura in quella del nostro costume.
Sette donne che raccontano anche, forse loro malgrado, la storia del ciclismo in differenti epoche. Sette personaggi davvero unici nel loro genere, per una lettura che si spera risulti piacevole e ricca di aneddoti e di significati.

brano tratto da pagina 32:
Il terzo dei fratelli, invece, Charles Pelissier, aveva quattordici anni in meno di Henri ed era forse il più bello e simpatico, sempre sorridente, capelli lunghi e neri con tanta brillantina, tirati indietro, idolo delle donne non solo in Francia. Lo chiamavano Brummel, per la sua innata eleganza, ed era un grande velocista che duellava in maniera furiosa con Learco Guerra agli arrivi di tappa del Tour de France.
Nel 1930, in un Tour davvero storico, il primo per squadre nazionali, Charles vinse ben otto tappe, le ultime quattro consecutivamente. Un record che avrebbe poi eguagliato Eddy Merckx. E oltre a vincerle, le tappe allo sprint, Charles seppe anche aiutare André Leducq ad aggiudicarsi la corsa francese, orchestrando la caccia a Learco Guerra, leader della nazionale italiana, andato all’attacco sulle Alpi, nella frazione di Evian.
Learco Guerra, muratore mantovano generoso e spettacolare, attaccò il leader Leducq dopo una caduta e una foratura di quest’ultimo. Era la prassi. Semplice ed efficace il motto di quel ciclismo: «La corsa è corsa, pietà l’è morta».
Come dire che valeva tutto, compresi certi colpi proibiti. Le telecamere e le moviole erano ancora lontanissime, non appartenevano a quella vita.
Alfredo Binda, il più grande campione dell’epoca sul finire degli anni Venti, in quel Tour de France s’era già ritirato. E non ci sarebbe più tornato. Non aveva neppure disputato il Giro d’Italia in quell’estate del 1930, il Binda. L’avevano pagato perché stesse a casa, 22.500 lire per non correre, perché altrimenti essendo così forte avrebbe tolto interesse alla manifestazione. Non è mai più accaduto nella storia del Giro d’Italia. Learco Guerra dunque sulle Alpi va all’assalto dei francesi con Vicente Trueba, la mitica Pulce dei Pirenei. E stava per far saltare il banco. Ma aveva pochi amici al fianco, mentre i padroni di casa trovarono una straordinaria unità d’intenti, tirando in ballo la patria, l’amore per la bandiera e via discorrendo. E per ben 75 chilometri diedero la caccia furiosa a Guerra e agli altri. Un gesto che i giornali misero in grande evidenza. Elogiando non solo Leducq ma anche l’abnegazione di un velocista come Charles Pelissier.
Lo chiamavano Charlot, era popolarissimo in quei primi anni Trenta, amico del principe Umberto di Savoia, il futuro re d’Italia, amico di Maurice Chevalier e Tino Rossi, di pittori come Vlaminck e Segonzac, di attrici e cantanti come Mistinguette. Charles aveva una moglie devota che viveva nel culto nel personaggio del marito, a lui fedele per sempre, una sua ammiratrice che per lui si sacrificava giorno e notte, venendo ricambiata.
Si chiamava Madeleine...


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